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L’infezione delle mucose nasali causata da alcune categorie specifiche di virus influenzali, in particolare i rhinovirus, è responsabile dello scatenarsi del comune raffreddore. Quando le condizioni risultano favorevoli, i rhinovirus, che esistono in oltre 200 varianti, attaccano le cellule delle prime vie respiratorie, scatenando infiammazione, dilatazione dei vasi sanguigni nella mucosa nasale, accumulo di liquidi e sovraproduzione di muco.

Questi sintomi rappresentano la risposta difensiva del corpo, che cerca di espellere ciò che ha disturbato l’equilibrio della mucosa. I rhinovirus sono più virulenti a temperature intorno ai 33°C, ma diventano inattivi a 37°C. Questa peculiarità spiega perché tali virus non possono sopravvivere all’interno del corpo e limitano la loro azione alle mucose nasali, soprattutto quando le temperature esterne scendono, esponendo le mucose a bruschi cali di temperatura. Ecco perché questa condizione è chiamata “raffreddore” o “malattia da raffreddamento”.

Quando si respira aria fredda, le ciglia presenti sulle cellule che rivestono le vie aeree rallentano il loro movimento, il muco si accumula e crea un ambiente ideale per la moltiplicazione dei rhinovirus, che attaccano le cellule e provocano l’infiammazione. Ne conseguono i sintomi tipici del raffreddore: congestione nasale, secrezione nasale, frequenti starnuti e lacrimazione.

Il raffreddore è altamente contagioso perché i virus si diffondono facilmente nell’ambiente attraverso le goccioline prodotte durante lo starnuto. Inoltre, essi mutano rapidamente, eludendo il sistema immunitario che può aver sviluppato una risposta contro i virus della stagione precedente. La memoria immunitaria dell’organismo nei confronti di questi virus, in particolare dei virus influenzali, ha scarsa efficacia contro la loro eccezionale capacità di mutazione.